La nuova collezione Aria è una riflessione personale di Alessandro Michele sulla mitologia di Gucci, nell’anno in cui la Maison festeggia il centenario.
Sono passati cento anni da quando Guccio Gucci fondò il suo piccolo negozio di pelletteria a Firenze. In questo speciale anniversario, Alessandro Michele sfoglia le pagine della storia della Maison e riflette, in modo del tutto personale, sulla mitologia che avvolge il nome del brand. Il Direttore Creativo attinge in ordine sparso a diversi capitoli di questa storia e costruisce la propria narrazione attraverso incursioni e contaminazioni, in una sorta di laboratorio sperimentale che si appropria e restituisce, in un atto finale di omaggio reverenziale.
L’eco del mondo equestre, emblema della tradizione della Maison, risuona nell’intera collezione: gli accessori si trasformano in oggetti del desiderio, oppure sono veri e propri articoli per l’equitazione. Sugli elmetti compare la scritta “Savoy Club”, tributo al Savoy Hotel di Londra dove Guccio Gucci lavorava da giovane come facchino e osservava con curiosità quel jet set internazionale che, anni dopo, avrebbe viaggiato per il mondo con le iconiche valigie in canvas GG, altro tema ricorrente della collezione.
Ci sono riferimenti all’estetica di Tom Ford, Direttore Creativo di Gucci negli anni ’90, e ci sono oggetti “sottratti” alle collezioni Balenciaga di Demna Gvasalia. Nel corso dei decenni, la mitologia della Maison si è imposta nell’immaginario collettivo, alimentando il vocabolario della cultura pop: la parola “Gucci” compare nelle strofe di alcune canzoni stampate su una selezione di capi e accessori della collezione.
La luce si posa su ogni cosa: illumina la passerella, scintilla sulle paillettes ricamate, brilla tra i cristalli delle clutch a forma di cuore anatomico, nonché cuore pulsante della Maison, da cui promana una luccicanza che avvolge tutto ciò che sta intorno. Nell’ultima scena del film Aria, il cuore viene simbolicamente lanciato verso il cielo e levita verso l’universo, in una sorta di ritorno alle origini. “Il mito della fondazione rinasce nella luce del presente” spiega il Direttore Creativo.
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